«Il Signore rende giustizia all’orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito. Amate dunque il forestiero» (Dt 10,18-19). Nell’ultima sezione del secondo suo grande discorso, Mosè riprende e proclama le esigenze dell’Alleanza. Tra le altre cose afferma che Dio concede la sua grazia con la piena libertà avendo un’attenzione particolare verso gli orfani, le vedove, i forestieri. Il tratto liturgico odierno della Parola di Dio si adatta bene alla tragica esperienza conclusiva della vita del polacco S. Massimiliano M. Kolbe (1894-1941), martire ad Aushwitz, uno dei moderni e più significativi esponenti dei Frati Francescani Conventuali. Grande innamorato della Madonna, fondò la «Milizia di Maria Immacolata» per rinnovare ogni cosa in Cristo attraverso appunto l’Immacolata e diede vita al periodico «Il Cavaliere dell’Immacolata», che ebbe una sorprendente tiratura tipografica. Nel corso della seconda guerra mondiale, il 1941, per aver dato assistenza e conforto a malati, rifugiati ed ebrei, insieme con quattro altri confratelli viene internato ad nel campo di sterminio di Auschwitz e destinato all’umiliante e duro lavoro del trasporto dei cadaveri ai forni crematori. Il numero che l’identifica è il 16670. Qui si consumò la sua testimonianza concreta di amore e di sacerdote: offrì la sua vita in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia, nella camera della fame, dove ebbe modo di assistere ed accompagnare all’incontro con Dio tutti i condannati. Venne stroncato con una iniezione di fenolo mentre invocava la Vergine Santa, sintesi della sua vita. Era il 14 agosto. Come affermò S. Giovanni Paolo II in occasione della sua canonizzazione «non morì, ma “diede la vita per il fratello”, testimonianza alla dignità dell’uomo, alla santità della sua vita e alla forza salvifica della morte». Sulle sue orme ancora oggi camminano tante persone nella Milizia dell’Immacolata, laici, membri di Istituti di vita consacrata, missionarie e laici. P. Angelo Sardone