«Egli è l’uomo di fiducia in tutta la mia casa. Bocca a bocca parlo con lui, ed egli contempla l’immagine del Signore» (Nm 12,7-8). Le avversioni per Mosè, il più umile uomo sulla terra, furono perpetrate anche dai suoi fratelli di sangue, Maria e Aronne che parlarono contro di lui, rivendicando il loro ruolo di emissari di Dio. La risposta venne direttamente da Jahwé che chiarì che Mosè era il suo uomo di fiducia, lui che contemplava il suo volto ed al quale si rivelava in visione. La punizione per tanto ardire fu che Maria divenne lebbrosa, ma per l’intervento supplice del fratello fu poi guarita. Oggi si ricorda S. Domenico di Guzman (1179-1221), uno dei santi più noti e dotti della agiografia cattolica, uomo di fiducia di Dio, contemporaneo di S. Francesco d’Assisi, acuto nel pensiero e pratico nell’azione apostolica. Spagnolo di nascita, è il fondatore dell’ordine dei Frati Predicatori che da lui prendono il nome di Domenicani. Carità e povertà furono gli elementi che riportò negli insegnamenti della vita, in correlazione alla predicazione itinerante ed alla mendicità, alla singolare osservanza monastica ed allo studio approfondito. Proprio quest’ultimo gli permise di far prendere ai suoi figli le strade dei maggiori centri universitari europei, soprattutto Bologna e Parigi. Il servizio della predicazione di cui si era definito “umile ministro” prende con lui una forma stabile ed organizzata. Le caratteristiche che ancora oggi risplendono nel suo Ordine sono: la povertà mendicante, la predicazione che scaturisce dalla contemplazione, la devozione a Maria, lo studio, la vita liturgica, la vita comune. «Tenero come una mamma, forte come un diamante», lo definì Lacordaire, un grande suo figlio domenicano. Auguri a tutti coloro che, uomini e donne, portano il suo nome. P. Angelo Sardone