«Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio» (2Cor 6,19). I ministri di Dio sono chiamati a collaborare all’opera di Dio per la salvezza, spendendosi generosamente nel realizzare a pieno il compito ricevuto. La collaborazione avviene con Dio attraverso l’annuncio della sua Parola e l’offerta della grazia, cioè la sua benevolenza. Se non ci si impegna in maniera adeguata si corre il rischio di rendere inefficaci questi doni, e lo stesso ministero viene biasimato. Dinanzi al dono fatto da Dio non c’è tempo per tergiversare: chi lo fa si espone a conseguenze disastrose. Alacrità e vicinanza appartengono non solo ai messaggeri del Vangelo ma anche al popolo di Dio che è chiamato ad accogliere stimoli ed indicazioni. S. Paolo col suo stile deciso e nello stesso tempo amabile, esorta i cristiani ad essere disponibili ad accogliere la grazia in maniera efficace e non vana, tenendo conto che la prima responsabilità dell’evangelizzatore è la fedeltà nella sua trasmissione. Per Dio ogni tempo è favorevole ed ogni giorno può essere per l’uomo il giorno della sua salvezza. Il compito dell’apostolo di ieri e di oggi è quello di non essere scandalo per nessuno per non andare incontro a critiche mordaci, ma di presentarsi come ministro di Dio con la dovuta fermezza in tutte le situazioni della vita, con benevolenza, verità ed amore sincero. D’altronde questo è richiesto da molti del popolo santo di Dio che non si accontentano della retorica ma vogliono testimonianza concreta nelle parole, nei gesti, nei comportamenti, nell’abbigliamento, nella conduzione della propria vita, al contrario di altri superficiali ed emotivi che sono attratti dalla simpatia e dalla leggerezza di altrettanti comportamenti. P. Angelo Sardone