«Perché in Cristo Gesù vale la fede che si rende operosa per mezzo della carità» (Gal 5,6). Il nucleo centrale della libertà per i cristiani, secondo l’apostolo Paolo, è dato dal fatto che, la morte e risurrezione di Gesù Cristo ha liberato dalla schiavitù del peccato e della morte. Si tratta di una novità di vita che apre all’accoglienza universale e ad una libertà più grande perché ormai non contano le provenienze geografiche e culturali ma la sola fede che deve rendersi operativa con e nella carità. Ciò deve diventare il distintivo del cristiano perché l’umanità di oggi necessita di persone semplici, concrete che, come Gesù, si mettano a fianco dei fratelli condividendo la loro fatica e le loro difficoltà. Il servizio della carità diventa proprio di ogni cristiano perché rende visibile così l’amore del Signore nei termini di gratuità ed oblazione generosa. Una fede richiusa solo nelle affermazioni dottrinali o negli ambiti ecclesiali senza possibilità di uscita e di servizio, rimane monca, idealista, forse anche opportunista. La fede nell’accoglienza del mistero della vita e dell’opera di Cristo, fondata sulla sua mirabile risurrezione, si rende operativa nel dono di sé agli altri e nel servizio di carità con le sue molteplici forme e secondo le diverse caratteristiche indicate dallo stesso S. Paolo (1Cor 13,4-8). Una fede collocata negli ambiti di un credo ripiegato su se stessi, senza un afflato caritativo e di servizio, può correre il rischio, come dice l’apostolo Giacomo, di divenire perfino “morta”. Probabilmente c’è da rivedere molta della nostra vita di fede per farla crescere in verità e carità. P. Angelo Sardone