827. «O stolti Gàlati, chi vi ha incantati? Proprio voi, agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso!» (Gal 3,1). Anche Paolo apostolo aveva i suoi sfoghi di apparente intemperanza ed impazienza. Ma a tutta ragione. La predicazione in Galazia aveva richiesto da parte sua enormi sacrifici, rinunzie e soprattutto era stata condotta coi parametri della verità e della coerenza. Non si trattava di un solitario che andava brandendo un’arma con la quale intendeva instaurare un nuovo regime di fede assoluta, ma di una sollecitazione profonda frutto dello spirito che animava tenacemente la sua fede e lo induceva a trasmettere quanto aveva ricevuto, basato sulla Scrittura e sulla sua personale esperienza. Le maggiori difficoltà prima di tutto le aveva trovate nei predicatori avventizi che si erano a lui sostituiti, che insistevano su una fedeltà assoluta alla legge mosaica ed alla circoncisione a tutti i costi. Le difficoltà poi si riverberavano sugli stessi Galati, insultati in maniera ferma con l’appellativo di “stolti”, perché facilmente ammaliati dai predicatori di occasione, ai quali peraltro augurerà di andare a farsi castrare, che trascuravano quanto avevano invece ricevuto con solidità di dottrina e soprattutto, ispirato dallo Spirito che guidava i passi della Chiesa nell’opera della nuova evangelizzazione. La storia si ripete. Anche oggi ci sono predicatori avventizi che pur di far proseliti annacquano il vangelo di Cristo: non sempre però la reazione da chi di dovere è così ferma come quella paolina. Talora una sorta di paura o di eccessivo rispetto dell’altro può favorire il cambio. “ lascia trasparire come lecito ciò che lecito non è. P. Angelo Sardone