«Ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo. Gli furono dati potere, gloria e regno; il suo potere è un potere eterno» (Dn 7,13-14). Il mistero della Trasfigurazione di Gesù è un avvenimento storico già previsto dal profeta Daniele nelle sue visioni notturne. Gli elementi che fanno da contorno all’avvenimento, puntualmente annotati dai vangeli sinottici e che si riferiscono a Gesù in una sorta di anticipo della sua gloria finale, sono già presenti nella profezia: uno simile a un Figlio d’uomo con la veste bianca come la neve e i capelli candidi come la lana. A Lui sono stati dati un potere eterno, la gloria ed il regno indistruttibile. Lo straordinario evento coinvolge gli occhi estasiati e le bocche ammutolite per tanta grandezza dei tre fidati apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni. Sono essi i testimoni oculari ed i vettori evangelizzanti di ciò che sarebbe stato di Gesù dopo la sua risurrezione. Lo splendore eccelso della gloria, contornato dalla presenza di Mosè ed Elia, la Legge ed i Profeti, dura poco ma si stampa nei cuori degli apostoli inebetiti di luce e fa nascere in loro l’ardita risoluzione di voler rimanere sempre lì incuranti di tutto e beatificati dalla visione. Qualunque esperienza sfolgorante di luce e di gloria sulla terra è destinata a durare poco ed esaurirsi: il luogo più opportuno non più per un’esperienza passeggera ma per la vita senza fine, è l’eternità, quando si vivrà immersi nella luce per diventare luce insieme con la Trinità. A maggior ragione quando si tratta di esperienze spirituali anche forti che, se non sono corredate da profondità, serietà e perseveranza, possono risultare evanescenti emozioni senza durata e senza frutto. P. Angelo Sardone