«Il Signore restaura il vanto di Giacobbe, rinnova il vanto d’Israele» (Na 2,1). Il minuscolo libretto di Naum, tre capitoli appena, ha come autore uno dei più grandi poeti d’Israele, difficilmente identificabile in un profeta. Egli non denuncia i peccati del popolo né lo minaccia, come invece fanno gli altri profeti. Lo scritto ruota attorno alla distruzione della città di Ninive ad opera dei Babilonesi e dei Medi intorno al 612 a.C. Giacobbe ed Israele sono sotto l’impulso restauratore di Dio che, sempre, compie meraviglie e sorprende con eventi straordinari ed eccezionali. Oggi si celebra la memoria liturgica devozionale di Sancta Maria ad Nives, la Madonna della Neve. Il titolo è legato all’evento straordinario e leggendario della caduta della neve in piena estate a Roma, a seguito della quale fu edificata sul colle Esquilino la basilica di S. Maria Maggiore, dopo il Concilio di Efeso (431) nel quale Maria era stata proclamata Madre di Dio, Theotokos. Il patrizio romano Giovanni e sua moglie, coniugi senza figli, vollero offrire i loro beni alla Vergine santa, per la costruzione di una chiesa a lei dedicata. La Madonna apparve loro in sogno la notte fra il 4 e il 5 agosto, indicando con una nevicata estemporanea in piena estate il luogo dove doveva sorgere l’edificio. La liturgia, più che la neve, celebra la dedicazione di S. Maria Maggiore. La bianca neve è simbolo di purezza, di rinascita e di trasformazione. Ogni 5 agosto il miracolo viene ricordato nella basilica romana con una pioggia di bianchi petali di rosa che cadono all’interno della cupola. P. Angelo Sardone