«Ti sei venduto per fare ciò che è male agli occhi del Signore» (1Re 21,20). Il rapporto Elia-Acab è stato sempre problematico. L’influenza della regina Gezabele fu nociva e perversa. La sua malvagità era sostenuta anche dalle sue credenze nei Baal e frutto di una arroganza perfida che non guardava in faccia a nessuno. Era stata lei ad istigare e convincere il re Acab, suo marito, ad impossessarsi a tutti i costi della vigna di Nabot, procurandogli una morte infame. Dinanzi a questo crimine il profeta non poté rimanere muto, anzi si presentò alla reggia e con un discorso infocato riprese il re e la regina per il loro crimine. Il fatto era molto grave: all’usurpazione indebita della vigna era seguita la morte dell’ignaro Nabot che voleva a tutti i costi salvaguardare la sua legittima proprietà. Il potere accecato dall’orgoglio del dominio era prevalso sul re con la complicità malefica della regina. Sembra storia di altri tempi, ed invece talora e la storia di oggi. Molte volte si rimane impietriti dinanzi a situazioni analoghe nelle quali i potenti hanno sempre la meglio ed i diritti, soprattutto quelli dei poveri, sono sistematicamente calpestati, vilipesi, defraudati. Solo la paura di quello che può accadere ed il pentimento sincero può cambiare le sorti conseguenti alle turpi azioni. Acab se ne avvide e vestì il sacco in penitenza. Il Signore non fece cadere su di lui la maledizione ed il giusto castigo, ma lo riservò per suo figlio. Il tornaconto economico acceca la mente e la ragione ed induce alle cose più sprezzanti, che però non restano impunite. P. Angelo Sardone