«Barnaba giunse ad Antiochia, vide la grazia di Dio, si rallegrò ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore» (At 11,23-24). La prima espansione del Cristianesimo tra i pagani, ad opera della predicazione degli Apostoli e dei loro collaboratori, comincia da Antiochia, capitale romana della Siria e terza città romana dopo Roma ed Alessandria. Artefice indiscusso, prima di Paolo, fu il cipriota Barnaba, «figlio dell’esortazione», profeta e maestro, ivi mandato direttamente dalla Chiesa di Gerusalemme. Con molta probabilità faceva parte dei 72 discepoli inviati da Gesù nella predicazione. Le sue gesta sono raccontate negli Atti degli Apostoli e si racchiudono nella descrizione della sua identità cristiana, nell’iniziativa di coinvolgimento di Saulo cercato a Tarso e con lui condotto ad Antiochia, nella partecipazione al Concilio di Gerusalemme ed infine nella separazione da Paolo che, al contrario di Barnaba, non aveva ritenuto di portare con sé Marco che si era dimostrato debole. La sua identità viene sintetizzata in uomo virtuoso, pieno di Spirito Santo e di fede. L’apostolato che compie si muove sull’onda della gioia e della risolutezza pastorale con la quale esortava alla fedeltà a Dio. Questo atteggiamento condusse a Cristo una considerevole folla, tanto che proprio ad Antiochia per la prima volta i seguaci di Cristo furono detti «cristiani». Un’opera del V secolo, gli “Atti di Barnaba”, riferisce che morì martire lapidato a Salamina nell’anno 61. La disponibilità a Dio che passa attraverso il discernimento e la missione affidata dalla Chiesa, anche se talora crea qualche contrasto tra gli stessi evangelizzatori, ha sempre la meglio quando il missionario, laico o chierico che sia, si mantiene umile e si lascia invadere e condurre dallo Spirito Santo. P. Angelo Sardone