«Perché di lui anche noi siamo stirpe» (At 17,28). Il viaggio missionario di Paolo non conosce soste e va incontro anche a numerose difficoltà determinate soprattutto dai Giudei. A Tessalonica, l’odierna Salonicco, come in Berea, mossi da sentimenti di invidia e gelosia, i Giudei non se la danno per vinta e provocano disordini e disagi con il coinvolgimento anche delle autorità. Paolo ed i suoi compagni di missione sono costretti a fuggire. Paolo, in particolare viene condotto ad Atene in attesa che lo raggiungano Timoteo e Sila. Intanto nella sinagoga discute sia con i Giudei ed i timorati di Dio, che con i filosofi epicurei e stoici che lo definiscono “seminatore di chiacchiere”, buono per gli ateniesi a caccia di novità. È incuriosito per l’animo religioso degli abitanti della grande e famosa città, che si manifesta nei numerosi monumenti sacri tra i quali uno intitolato al dio ignoto. Prendendo lo spunto da questo, Paolo annunzia agli Ateniesi il Dio dei cristiani, il Signore del cielo e della terra, dimostra di conoscere la letteratura e cita il filosofo e poeta stoico Arato (+240 a.C.) ed un suo detto. Lo scopo della vita dell’uomo, dice, è la ricerca di Dio che se anche appare difficile è possibile: gli stessi filosofi e poeti lo hanno detto e dimostrato. Quanto è importante negli annunziatori di oggi la preparazione e la cultura che non sia uno sfoggio, ma un elemento importante di dialogo e di confronto anche con chi non crede. Una formidabile intuizione l’ebbe l’indimenticabile cardinale Carlo Maria Martini che il 1987 istituì a Milano la “Cattedra dei non credenti” che andò avanti fino al 2002, con 12 edizioni e 50 incontri. P. Angelo Sardone