Salomone e S. Biagio
«Ti concedo quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria» (1Re 3,13). Secondo il volere di Davide, suo figlio Salomone diventa re d’Israele. È molto giovane ma sa come comportarsi soprattutto col Signore. Sull’altura di Gàbaon, a nord-est di Gerusalemme, dove aveva offerto sacrifici, il Signore gli apparve nel sogno e gli comunicò la sua disponibilità ad accordargli qualunque cosa gli avesse chiesto. Avendo la piena coscienza di non sapersi regolare il giovane Re chiede al Signore di avere un cuore docile per rendere giustizia al popolo e distinguere il bene dal male. Il Signore rimane compiaciuto della inusuale richiesta e poiché non gli ha chiesto né lunga vita, né ricchezza e vittoria sui nemici, ma discernimento nel giudicare, gli concede un cuore saggio e intelligente, unitamente a ricchezza e gloria. Ciò renderà Salomone unico tra tutti i re. La consapevolezza della propria indegnità e l’umiltà con la quale si chiedono le cose al Signore, rende bene accetti al suo cuore e propizio Dio nel concedere aldilà di quanto gli viene richiesto. La superbia o la presunzione nel chiedere, boccia qualsiasi risposta generosa, anche nel contesto umano. Grande generosità nella testimonianza e nella taumaturgia il Signore concesse al vescovo e martire S. Biagio (IV sec.) del quale oggi si celebra la memoria liturgica, tutt’altro che «balbuziente», come significherebbe il suo nome. Il suo culto diffuso in tutto il mondo richiama un particolare intervento miracoloso nel guarire un bimbo al quale si era conficcata in gola una lisca di pesce. Per questo è invocata la sua intercessione perché il Signore «liberi dal mal di gola e da qualunque altro male». Il suggestivo rito della «benedizione della gola» viene compiuto oggi incrociando due candele benedette nella Candelora. Auguri a tutti coloro che portano il suo nome. P. Angelo Sardone