La strage degli innocenti: ieri ed oggi
«Se camminiamo nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato» (1Gv 1,7). Sotto il nome dell’apostolo Giovanni la Tradizione cristiana ha trasmesso tre lettere alle prime comunità. La prima, una sorta di lettera enciclica inviata alle comunità dell’Asia Minore minacciate dalle eresie, è «uno splendido trattato sulla fede e sull’amore» (Ravasi). In essa si compendiano i temi e l’essenza della sua singolare esperienza religiosa. Il sangue di Cristo che purifica da ogni peccato, in essa citato, evoca la festa odierna dei santi Innocenti, molto antica, risalente alla prima metà del secolo V. Celebra il martirio di bambini innocenti al di sotto di due anni, una ventina circa passati a fil di spada, un vero e proprio massacro perpetrato da Erode il Grande nel territorio di Betlemme con l’intento di uccidere il Bambino nato proprio a Betlemme che, a dire dei Magi, era re e che poteva usurpargli il trono. Gesù scampò alla strage perché un angelo avvertì in sogno Giuseppe, ordinandogli di fuggire in Egitto. Essi sono il prototipo delle innocenti vittime di ogni tempo dell’ostilità dei potenti e primizia dei redenti che seguono l’Agnello in bianche vesti. Il pensiero va oggi ai tanti bambini e bambine vittime della violenza già nel grembo materno, cui non è permessa la luce e la vita, ai tantissimi abortiti; ai bambini seviziati e trucidati dalla furia omicida di persone senza scrupoli in nome della vendetta e del sopruso egemonico, ai tanti annegati nel Mediterraneo con i loro genitori sulla rotta della salvezza e della libertà, con l’illusione di una vita diversa, ai tanti torturati dalle incontinenze verbali e comportamentali nel diffuso e stucchevole buonismo e permissivismo della società attuale, frutto di una ideologia perversa e corruttrice. Questi bimbi celebriamo oggi, icona di innocenza, angeli di terra che ingrandiscono le file degli Angeli in cielo. P. Angelo Sardone