S. Lucia tra verginità e martirio
«Dio dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano… ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza» (Is 40,30-31). La grandezza di Dio si manifesta nel sostegno continuo che offre dando forza a chi è stanco e vigore a chi è spossato. In Lui si riacquista la forza, il coraggio per correre senza affannarsi e camminare senza stancarsi. Oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica di S. Lucia, vergine martire del III secolo, di straordinaria bellezza, che incarna nella sua vita e soprattutto nel suo martirio, questi dati mirabili. Il suo nome evoca la luce e le sue gesta manifestano la grandezza della fede e la sua adesione a Cristo suo sposo. La devozione cristiana le ha riservato da sempre una grande attenzione ed una venerazione universale. Insieme con S. Agata da Catania e S. Rosalia da Palermo, fa parte del trittico di donne sante della Sicilia che onorano il panorama agiografico di ogni tempo. Desiderosa di donarsi tutta a Cristo, rinunciò ai beni materiali ed affettivi per dedicarsi alle opere di misericordia verso i poveri, gli orfani, le vedove. In piena persecuzione di Diocleziano, non le furono risparmiati supplizi inauditi da parte del magistrato aizzato da chi pretendeva di averla in moglie. La tradizione cristiana la vuole patrona degli occhi e la iconografia comune la rappresenta oltre che con la palma del martirio, con in mano un piattino sul quale sono poggiati i suoi occhi. Ciò è dovuto principalmente alla connessione etimologica del suo nome con il termine luce, sia quella materiale che quella spirituale. Auguri a tutte coloro che portano questo bellissimo nome, perché vivano la luce interiore della fede e della grazia e siano per tutti, strade di luce nel cammino di santità della vita cristiana. P. Angelo Sardone