Preparare: il verbo di oggi
L’Avvento è un evento. Nella Liturgia ogni anno la Chiesa lo propone come un «tempo forte» nel quale tutti i credenti sono coinvolti nella preparazione immediata alla venuta intermedia di Cristo, in vista di quella definitiva alla fine dei tempi. La venuta nella carne, preparata a suo tempo dalle eloquenti parole profetiche, ha un tono particolare perché porta nel cuore e nella vita dei seguaci di Cristo la consolazione. In genere l’evento viene preannunziato dall’avverbio «ecco» che non è un intercalare ripetitivo e riempitivo, ma ha la funzione di avvertire che sta per compiersi qualcosa di nuovo, di grande. La lunghezza e la varietà del libro di Isaia permette di attingere direttamente dalla seconda parte dello scritto, il cosiddetto «Libro delle consolazioni di Israele» che va dal capitolo 40 al 55, le parole necessarie ed efficaci che danno risposta all’attesa dei secoli del Salvatore Gesù Cristo: Egli giunge con la potenza della sua gloria, amministra la giustizia ed il diritto e porta con sé il premio. Si lascia precedere dalla ricompensa ed incoraggia, reca sollievo, esorta, conforta coloro che soffrono. In ogni tempo c’è tanto bisogno di consolazione, di aiuto concreto nelle situazioni di indebolimento, oppressione e depressione sempre più comuni, fino a non poter più prendere fiato e perdere la speranza. Dio non abbandona mai! Il ritorno ciclico del Natale del Signore, seppure nel mistero e nella Liturgia annuale, conferma la presenza consolatoria di Dio che opera nella Chiesa attraverso lo Spirito Santo, che Gesù stesso ha definito il «Consolatore». P. Angelo Sardone