S. Chiara o della “povertà”
«Dal cielo ti ha fatto udire la sua voce per educarti; sulla terra ti ha mostrato il suo grande fuoco e tu hai udito le sue parole che venivano dal fuoco» (Dt 4,32). Il Libro del Deuteronomio riporta tre grandi discorsi di Mosè che, da portaparole di Dio, ammaestra il popolo e lo forma all’obbedienza a Jahwé ed al compimento della sua volontà nel lungo cammino verso la Terra Promessa. In un passaggio del primo discorso, si esalta la voce con la quale Dio educa il suo popolo, simboleggiata col fuoco, fonte ed essenza stessa della sua Parola. Nel fuoco dell’amore, nell’accoglienza della Parola e con la mediazione carismatica di Francesco d’Assisi, si colloca la vita e la santità di Chiara d’Assisi (1193–1253), ricca, nobile e bella fanciulla, fedele discepola del poverello d’Assisi e sua pianticella, che «seguì in tutto le orme di colui che si è fatto povero e via, verità e vita». «Chiara fonte di luce» rispecchia nel suo nome la grandezza del suo percorso di santificazione che coinvolge la madre e le sorelle, per divenire lei stessa madre di una moltitudine di donne, il secondo ordine avviato insieme con Francesco, le «Povere dame» meglio conosciute come «Clarisse» con una rigida regola prima di Francesco e poi sua, riconosciuta da papa Gregorio IX col «privilegio della povertà». Colpita dalla malattia quando ha appena trent’anni, esercita il suo ruolo di madre premurosa, guida sapiente ed esempio di vita evangelica con un apostolato di sofferenza e testimonianza, segnato da un amore straordinario all’Eucaristia e dal servizio umile nei confronti delle sue monache. Ad esse lava i piedi esortandole all’amore del Vangelo del Signore, vivendo come sorelle, in unità e altissima povertà. Il suo testamento, la benedizione e quattro lettere a sant’Agnese di Praga, clarissa anch’essa, costituiscono il patrimonio letterario e spirituale di questa donna eccezionale, colosso di santità ed iniziatrice di un movimento carismatico che ancora oggi nel mondo ha tante seguaci. Auguri vivissimi a tutte coloro che portano il dolce nome di Chiara, perché siano nella vita ciò che esso significa. P. Angelo Sardone