S. Lorenzo, la graticola e le stelle
«Colui che dà il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, darà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia» (2Cor 9,10). Nell’organizzare e promuovere la colletta a favore dei poveri di Gerusalemme, S. Paolo adopera termini convincenti che inducono i cristiani di Corinto a comprenderne il senso legato alla condivisione ed alla espressione di una carità vera, generosa e gioiosa. Un passaggio è diventato espressione proverbiale: «Dio ama chi dona con gioia». La semente distribuita da Dio, seminatore nel mondo, fa crescere i frutti relativi unitamente alla testimonianza ed alla fedeltà al ministero del dono da parte di chi si vota al suo servizio. Tale fu la vita e l’opera di S. Lorenzo, diacono della Chiesa di Roma, amministratore dei suoi beni verso i poveri, autentici veri e grandi tesori. A lui fu chiesto dall’imperatore romano di consegnare i tesori della Chiesa. In tre giorni di tempo vende i beni della Chiesa donando il ricavato ai poveri e li raduna. Ci sono tutti: storpi, vecchi, mendicanti, orfani, vedove, affamati e li conduce dinanzi al prefetto come i veri tesori della Chiesa di Roma. La Tradizione fatta propria da sant’Ambrogio, narra che il coraggioso diacono fu bruciato sopra una graticola all’età di 33 anni in Panisperna e poi sepolto al Verano nell’agosto del 258. Al Santo ed al 10 agosto è legata la tradizione delle stelle cadenti che non sarebbero altro che le lacrime versate da Lorenzo durante il suo martirio o i carboni ardenti sotto la graticola sulla quale fu arso. Quel dolore incute speranza che quelle stelle che cadono possano far avverare il desiderio di chiunque coglie
l’attimo della loro caduta. P. Angelo Sardone