La santa ebrea
«Ecco, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Là mi risponderà. Ti farò mia sposa per sempre, nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza» (Os 2,16-21). La lettura liturgica odierna tratta dalla simbologia biografica del profeta Osea, racchiude mirabilmente in sorprendente sintesi la vita e l’opera di una grande santa contemporanea, Teresa Benedetta della croce (1891-1942), meglio conosciuta come l’ebrea Edith Stein. Le espressioni profetiche che stigmatizzano il rapporto di Dio con il popolo d’Israele rappresentato come una sposa infedele, si addicono alla ricca esperienza di vita di una donna intelligente, volitiva, alla ricerca del vero e del bello. I passaggi esistenziali della sua vita la vedono fluttuante dai valori della fede ebraica nella quale era nata, alla professione agnostica, dalla filosofia fenomenologica alla sequela di Husserl alla conversione al cattolicesimo alla sequela di Cristo, dall’insegnamento alla scelta carismatica del Carmelo di Colonia. Proprio per via della sua origine ebrea insieme con sua sorella Rosa, fu prelevata dalla Gestapo dal convento di Echt in Olanda e deportata nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau dove il 9 agosto 1942 morì nella camera a gas. In un celebre saggio su S. Giovanni della Croce, in occasione del quattrocentesimo anniversario della sua nascita, aveva formulato la «Scienza della Croce» che è tale e «può essere appresa solo se si sente tutto il peso della croce». Il passaggio dal deserto e la benevolenza del Signore l’aveva tratta dal popolo e resa testimone della presenza di Dio. Insieme con S. Brigida di Svezia e S. Caterina da Siena, è Compatrona dell’Europa. P. Angelo Sardone