San Luigi Gonzaga
«Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà» (2Cor 9,6). I motivi ed i vantaggi spirituali della colletta per la comunità di Gerusalemme sono presentati da S. Paolo nel corso della sua seconda lettera ai Corinti, invitandoli alla generosità. Citando probabilmente un detto popolare, eco anche del libro dei Proverbi (22,8), ricorda loro che il raccolto abbondante è in proporzione alla semina. Tutto ciò che viene dato con gioia è ricompensato da Signore col suo amore. In questa logica si colloca la vita e l’opera di S. Luigi Gonzaga (1568-1591) del quale oggi si celebra la memoria. Dalla mamma, del casato nobile di Mantova, imparò ad orientarsi a Dio. L’Eucaristia fece maturare in Lui una forte unione a Gesù. Il resto lo fece la grazia, plasmandolo interiormente e rafforzando gli elementi che gli erano propri: la vivacità, il divertimento, la gioia e soprattutto la carità. Quando aveva appena 16 anni entrò nella Compagnia di Gesù votandosi allo studio, alla preghiera ed all’attenzione verso i poveri e gli ammalati. Durante gli studi di teologia, trovandosi a Roma, subito dopo la siccità e la carestia scoppiò un’epidemia di tifo. Per strada raccolse un malato di peste e ciò gli fu fatale: contagiato dal terribile male, giunse alla fine della vita in maniera molto veloce, pronto e felice per l’incontro con Dio, autentico martire della carità. S. Annibale che lo proponeva ai giovani come patrono, lo definiva giglio, Angelo e modello di illibatezza dell’anima e dei costumi, perchè «sia immacolata la mente, immacolato il cuore, immacolati gli affetti». Auguri a tutti coloro, uomini e donne che ne portano il nome perché rispecchino nella loro vita le sue virtù ed il suo angelico pudore. P. Angelo Sardone