Il popolo del suo pascolo
«Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa» (Es 19,6). Il cammino del popolo di Israele nel suo esodo verso la terra promessa viene guidato fondamentalmente da Dio. È Lui il «Deus sabaoth», il conduttore delle schiere. Mosè è stato costituito da Dio stesso condottiero destinato a portare il popolo alle soglie della terra della loro definitiva abitazione. Il suo dialogo continuo con Dio lo rende consapevole della sua responsabilità di porta-parole di Dio, obbediente ad ogni suo comando e trasmettitore fedele di ogni sua parola. I criteri scelti da Jahwé nei rapporti con il popolo del suo pascolo sono basati sulla richiesta di ascolto della sua voce e della custodia dell’Alleanza, perché possa godere della particolare appartenenza a Lui, quale nazione santa e regno di sacerdoti. Sono questi gli arcaici segni di quella che sarà l’identità della Chiesa, nuovo popolo di Dio, da Lui scelto e chiamato per annunziare al mondo le meraviglie del suo amore. Ciò che lo attende è il deserto, la privazione, la difficoltà di saziarsi di pane e di dissetarsi di acqua. La caratteristica fondamentale sarà quella di essere un popolo sacerdotale consacrato a Dio nella manifestazione del culto a Lui e nell’esercizio fedele di un rapporto orante e propiziatorio. Col sacramento del Battesimo i figli di Dio sono incorporati a Cristo come sacerdoti, re e profeti in un itinerario di libertà, salvezza e gioia. Questa grande dignità va salvaguardata costantemente e tenuta a riparo dalle correnti malefiche del disorientamento ideologico e di vita, per permettere di camminare sulla strada dell’obbedienza e della consegna della propria vita nelle mani di Dio per poter essere degni operai del Vangelo in una messe sempre più abbondante che evidenzia la scarsità dei ministri e dei servitori del Regno. P. Angelo Sardone