Formazione ed animazione di una comunità
«Da noi stessi non siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio, che ci ha resi capaci di essere ministri di una nuova alleanza» (2Cor 3,5-6). La formazione e l’animazione di una comunità cristiana, soprattutto agli inizi della diffusione del Cristianesimo, non fu cosa facile. La grazia e la sapienza di Dio orientarono i passi di S. Paolo nella sua missione evangelizzatrice ovunque, ma soprattutto nella città di Corinto, ambiente difficile perché crocevia di pensiero, religioni, commerci e soprattutto vita morale non proprio eccellente. Il lavoro di Paolo fu duro ed estenuante per circa un anno e mezzo: col suo esempio, prima di tutto procacciandosi da vivere col suo lavoro, con l’annunzio chiaro del Vangelo anche in mezzo alle difficoltà, col sedare conflitti ed appianare contrasti dovuti anche a posizioni diverse di qualche evangelizzatore. Il frutto del suo apostolato sono le Comunità che ha fondato, che sono opera dello Spirito e si raccomandano da sé. La novità che viene proprio dallo Spirito fa superare l’antica alleanza. Tutto questo fa parte di una capacità che viene esclusivamente da Dio e fa oltrepassare le inevitabili difficoltà dovute soprattutto alle posizioni dei giudaizzanti. Paolo, mentre rivendica l’incapacità di pensare da solo e secondo la carne, attribuisce unicamente allo Spirito la capacità di essere Ministro della nuova alleanza. La legge antica, esteriore e scritta viene superata ora da quella dello Spirito, interiore che vivifica e dà forza. È questa nuova legge che conferisce all’apostolo di ieri e di oggi la forza necessaria per parlare, testimoniare e convincere non a partire dalla propria dimensione finita e labile, ma dalla grazia e dalla forza irresistibile dello Spirito. Ciò deve correggere la mentalità e le comunità laddove tante volte le lettere commendatizie sono quelle di chi annunzia e non la verità di quanto viene annunziato e verificato con la pratica della vita. P. Angelo Sardone