L’annuncio, il kerigma
«Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso» (At 2,36). Il giorno di Pentecoste fu per gli Apostoli a Gerusalemme la loro «risurrezione», l’esplosione del coraggio fino allora nascosto per paura dei Giudei e l’inizio della predicazione pasquale. Proprio Pietro che aveva rinnegato Gesù per tre volte, divenne il primo e più autorevole banditore del nuovo messaggio, il «kerigma» condensato nell’espressione «Cristo è morto, Cristo è risorto!»: si tratta di un fatto certo. In questo mistero la potenza del Padre ha rotolato il masso del sepolcro e ridato vita al corpo mortale del suo Figlio, da Lui costituito Signore e Cristo. I due termini che hanno sempre identificato Gesù di Nazaret e che sanciscono la solenne proclamazione dell’esaltazione di Gesù, ora acquistano una valenza terminologica e teologica tutta particolare, determinata dall’evento pasquale e manifestano la pienezza del suo potere messianico. Nel Vecchio Testamento «Signore» era una prerogativa solo di Dio, «Adonai». La versione greca dei LXX eseguita nel II sec. a.C. a cura appunto di settanta persone, traduce il termine «Adonai» col classico «Kyrios» che indica potere ed autorità. Nella prima comunità cristiana questo termine viene riferito esclusivamente a Gesù, esaltato nella sua risurrezione. Paolo ne sarà banditore. «Cristo», è il nome personale di Gesù, significa «l’unto» e ricorda la messianicità realizzata nella sua glorificazione ed esaltazione. Tutto questo fa parte di una teologia che deve cominciare a solidificarsi nella mente e nella vita dei cristiani, a volte troppo distratti o superficiali, perché si accontentano di nozioni apprese dai mezzi più noti di comunicazione e talora da cognizioni approssimative. P. Angelo Sardone