La potenza della preghiera
«Desisti dall’ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo» (Es 32,12). Il cammino del popolo d’Israele verso la terra promessa è stato travagliato ed irto di tante difficoltà. La stanchezza, lo scoraggiamento, la delusione, si tramutavano frequentemente in rivolta contro Dio. Nonostante che Jahwé fosse sempre intervenuto in loro soccorso dando carne e pane da mangiare, acqua da bere, l’ostinazione tipica di un popolo di dura cervice, diventava aperta sfida a Dio e ricerca di altre fonti di sicurezza e di chiarezza nel duro e faticoso itinerario verso una terra sconosciuta. Mentre Mosé era sul monte a colloquio con Dio, il popolo pervertito, si costruisce un manufatto aureo dinanzi al quale si prostra e che invoca come il vero Dio. Il condottiero è assolutamente inconsapevole di ciò che sta accadendo a valle con la complicità arrendevole di suo fratello Aronne. È Dio stesso ad avvertirlo e chiedergli di scendere dal monte confidandogli propositi minacciosi. La mediazione del profeta, l’unico che parla con Dio, diviene efficace, andando a toccare con la sua preghiera le corde più intime della misericordia divina, inducendo quasi il Signore a ragionare per non cadere nel ridicolo nel riscontro con gli altri popoli. La memoria del passato e dell’antico amore per i grandi patriarchi diviene decisivo perché Dio desista dal suo giusto proposito di nuocere nei confronti del popolo insofferente e ribelle. Come dicevano i Padri della Chiesa e ripeteva il beato Giacomo Cusmano, la preghiera è davvero il mezzo onnipotentissimo per piegare lo stesso Dio. Bisogna farne esperienza con umiltà e perseveranza. P. Angelo Sardone