Il rifiuto di Dio: ripiego eoistico
«Prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò» (Gen 3,6). L’itinerario penitenziale della Quaresima attraverso la Liturgia fa percorrere un cammino di rilettura della storia sacra alla luce di una riflessione più profonda sul senso della vita, della morte, del peccato e della grazia. Il libro della Genesi apre non solo dal punto di vista letterario, ma soprattutto da quello spirituale e teologico, la prospettiva della salvezza promessa da Dio immediatamente dopo la colpa originale commessa dall’uomo e dalla donna, travolti dalla bramosia di diventare come Dio, allettati dalla menzogna del serpente. Il testo sacro costituisce l’indicazione precisa di una situazione di disordine che diviene poi di disagio agli occhi di Dio. C’erano tutte le possibilità di vivere tranquilli in un continuo rapporto con il Creatore, lusingati della sua amicizia e della familiarità con la quale egli stesso passeggiava nel giardino. L’adescamento diabolico induce la donna a stravolgere il piano di felicità riservato alle creature umane. Prende il frutto, lo mangia e lo offre all’uomo. In poco tempo si consuma il rifiuto dell’obbedienza al Creatore, vittime inconsapevoli di un futuro irto di difficoltà, stenti, fatiche, sofferenza e morte. La proibizione era una messa alla prova per testare fedeltà ed obbedienza. La rivolta angelica che aveva già determinato nella creazione il disordine ed il rifiuto di Dio volendosi mettere alla pari, non risparmia la debole se pur intelligente volontà dell’uomo e della donna, trascinati maldestramente dal desiderio del potere come da dio. La storia continua nell’oggi dell’umanità sempre più confusa perché disobbediente alla legge di Dio e soprattutto al suo amore che vuole il bene, incita al bene e riserva, nonostante la giusta condanna, la redenzione attraverso il suo Figlio. P. Angelo Sardone