I santi Medici Cosma e Damiano
«Il Signore ha dato, il Signore ha tolto: sia benedetto il nome del Signore!» (Gb 1,21). Oggi la liturgia eucaristica riporta l’inizio del libro di Giobbe, capolavoro della corrente letteraria didattico-sapienziale, testo da mettere «sotto il cuscino per essere certo di non aver dimenticato la lezione quando ci si sveglia al mattino» (Søren Kierkegaard). La vicenda umana di questo personaggio biblico è contrassegnata nelle prime battute dalla tragedia familiare della perdita dei figli e delle sue enormi ricchezze. Dinanzi ad una situazione assolutamente disperata il grande paziente saggio rimette tutto nelle mani di Dio ed invece di maledire lo benedice. In questo quadro di accoglienza straordinaria della volontà di Dio si inserisce la vicenda agiografica e la testimonianza dei santi Medici Cosma e Damiano la cui popolarità, a partire dal V secolo, è universale. La Tradizione li vuole gemelli e fratelli maggiori degli altri santi Antimo, Leonzio ed Euprepio. Arabi di origine, esercitavano l’arte medica in Siria in maniera tutta singolare: non si facevano pagare. Erano perciò soprannominati «anàrgiri», cioè gratuiti, senza prendere compenso. Questo modo di fare era un modo efficace di apostolato e di carità verso i poveri. Le fonti talora leggendarie li vogliono martiri con la decapitazione dopo aver subito diversi altri supplizi. La grande omonima basilica eretta a Roma il 526, testimonia il loro culto, in contrapposizione ai gemelli pagani Dioscuri, Castore e Polluce. Questi, come altri Santi sono gli intercessori più efficaci e gli amici più fidati di noi pellegrini sulla terra, perché conoscono bene gli affanni, i dolori e le sofferenze dei fratelli e sorelle e li accompagnano con la preghiera e il loro patrocinio. Auguri a tutti coloro che portano i loro nomi. P. Angelo Sardone.