Amos e la questione sociale
«Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere» (Am 8,7). Sono molto interessanti la storia e le profezie di Amos, il pecoraio di Tekoa, direttamente preso dal Signore da dietro il suo gregge ed inviato a profetare al santuario scismatico di Bethel. Egli condannava la vita corrotta delle città e le ingiustizie sociali, la falsa sicurezza posta nei riti celebrati ed un po’ meno nell’impegno morale. La terza parte del suo minuscolo libro (appena 9 capitoli), comprende alcune visioni e l’annunzio della fine, detto generalmente il giorno del Signore. Alcune invettive decise e ferme sono rivolte a coloro che calpestano il povero e sterminano gli umili, contro gli speculatori e gli approfittatori, ai danni di coloro che non possiedono nulla e si lasciano comprare per un paio di sandali. La determinazione del Signore è precisa: non dimentica le opere dei malvagi, soprattutto quelle contro ogni forma di povertà ed il castigo è individuato nel terremoto che fa sobbalzare la terra come le acque del Nilo mettendo in lutto gli abitanti. L’intera catastrofica situazione cederà però il passo a prospettive di restaurazione e di fecondità simile a quella del Paradiso. Il Signore guarda dal cielo e si affaccia dalla sua finestra per osservare la terra ed i suoi abitanti, scorgendo tanto bene, accanto però anche a tanto male. Egli vede, osserva e quando interviene duramente lo fa per la correzione. Tutto è davanti ai suoi occhi, sempre. Non dimentica il bene per potenziarlo, non dimentica il male per correggerlo in maniera adeguata. P. Angelo Sardone