Sintesi liturgica XXIV domenica del Tempo ordinario
La durezza di cuore e di cervice ha allontanato il popolo di Israele dall’amore di Jahwé e dalla via da Lui indicata. Il vitello d’oro e l’adorazione a lui tributata con l’offerta dei sacrifici, sancisce in pieno la sua perversione. La supplica accorata di Mosè evita l’ardente ira di Dio e la soppressione dei fedifraghi. Le tre parabole della misericordia, straordinaria trasposizione teologica della tenerezza di Dio, proprie dell’evangelista Luca, con la pecora e la dramma ritrovate e, soprattutto, con il ritrovamento del figlio prodigo, attualizzano visibilmente l’amore di Dio come “hesed”, cioè perdono, amore di predilezione. Con la sua magnanimità, Dio dà fiducia anche ai bestemmiatori, ai persecutori ed ai violenti, perché agiscono per ignoranza, lontani dalla fede, facendo sovrabbondare in essi la grazia unitamente alla carità. Tutto ciò che è perduto, con la grazia di Dio può essere ritrovato; tutto ciò che è morto può tornare in vita. P. Angelo Sardone