Sacerdoti: servi di Dio ed amministratori dei suoi misteri
«Ognuno ci consideri come servi di Dio ed amministratori dei misteri di Dio» (1Cor 4,1). La sequenza settimanale della Parola liturgica proclamata dà ampio spazio alla dimensione sacerdotale, propria di S. Paolo e valida per tutti i tempi, soprattutto per noi ministri della Parola e del Pane della vita. L’Apostolo allora, il papa, i vescovi ed i sacerdoti ora, sono nativamente i servi di Dio, impiegati al servizio esclusivo del Signore per amministrare i suoi misteri al popolo di Dio. Il sacerdote ha la sua ragione d’essere nella chiamata ricevuta da Cristo a seguirlo per divenire «pescatore di uomini» nel vasto mare dell’umanità, laddove diviene sempre più difficile trovare persone che si lascino affascinare dalla grandezza e profondità della fede e diventino testimoni di un amore che supera la conoscenza umana. I misteri di Dio sono affidati a mani fragili, strumenti attivi e responsabili della condivisione della mente e del cuore delle verità rivelate da Cristo e che la Chiesa propone a credere. Ciò che si richiede agli amministratori è di essere fedeli: si tratta di verità che prima di essere comunicate devono essere assimilate da chi se ne fa interprete e garante con la sua stessa vita. Quanto è importante soprattutto oggi vivere questa fedeltà con coraggio e coerenza fino in fondo, liberi dai compromessi facili e dai tranelli che la società perbenista tende, con la certezza e la responsabilità di comunicare verità che sono via al cielo attraverso annunziatori miti e forti della Parola che salva. Questi servi e questi amministratori non s’inventano: si meritano con la preghiera insistente e fiduciosa e si seguono con la stessa umiltà con la quale essi regolano la loro vita e ne danno testimonianza. P. Angelo Sardone