Chiara, pianticella del Signore
«Io, Chiara sono, benché indegna, la serva di Cristo e delle Sorelle Povere e pianticella del padre santo» (Dal testamento di S. Chiara). Il fascino misterioso di Gesù aveva condotto Chiara, figlia di una nobile famiglia di Assisi, quando aveva 19 anni, a seguire le orme di Francesco nella via stretta della perfezione evangelica. Come lui aveva ritenuto “signora nostra, la santissima povertà”, e si era legata con un vincolo indissolubile, quasi un privilegio, lasciato poi in eredità alle sue figlie che da lei prendono il nome di “Clarisse”. Fuggita da casa, si fa tagliare i capelli dai frati; deponendo per sempre gli ornamenti umani, diviene reclusa in un piccolo fabbricato accanto alla chiesa di San Damiano, restaurata da Francesco, dove è subito seguita da due sue sorelle di carne, da una cinquantina di donne e ragazze e, qualche anno dopo, anche da Ortolana, la sua mamma. La povertà appresa da Francesco, “uomo nuovo”, padre suo nella sequela di Cristo, la fa immergere con le Povere Dame nella preghiera, vivendo dei proventi del lavoro e di qualche aiuto. Si professa serva delle sue suore cui lava i piedi, e dà esempi di grande umiltà sino alla fine. Cenere e cilicio sono strumenti e profumo della sua santità, unitamente ad un grande amore per l’Eucaristia che è arma efficace per respingere i Saraceni dall’assalto al monastero. Il suo fascino ancora oggi è fortemente vivo per tante ragazze e donne che attratte dal suo esempio seguono la vocazione claustrale, vivendo in povertà, letizia e semplicità di cuore. Auguri a tutte coloro che portano questo bel nome, perché, sull’esempio della “pianticella di Assisi”, crescano in virtù e producano frutti di santità di vita per splendere di luce vera ed infrangere il buio della falsa ricchezza. P. Angelo Sardone