L’amore della giovinezza
«Così dice il Signore: Mi ricordo di te, dell’affetto della tua giovinezza, dell’amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto» (Ger 2,2). Le più antiche predicazioni di Geremia si riferiscono all’apostasia di Israele, alle ricadute nell’idolatria degli abitanti di Gerusalemme. Saranno questi gli elementi che contrassegneranno l’intero ministero profetico, fino a farlo diventare inviso alla gente, re e popolino, per la cruda verità gettata con coraggio in faccia a tutti per ordine di Jahwé. L’intervento del Signore fa sempre riferimento al ricordo dei tempi passati, alle gesta da Lui compiute e, soprattutto, alla dimensione affettiva che colora i rapporti divini in termini di alleanza sponsale col suo popolo. Molte volte si pensa ad un dio asettico, scevro da confidenze umane e sollecitazioni affettive di valore. Il nostro è il Dio del cuore che non solo ha inserito nel cuore dei viventi gli elementi sacri e naturali degli affetti ma che Egli per primo manifesta e realizza in contesti personali e comunitari. Il riferimento talora diventa esplicito al tempo della giovinezza quando tutto è speciale, soprattutto nelle manifestazioni genuine di affettività innocente e coinvolgente, quando la sequela è frutto di fiducia e generosità, quando l’incontro è puro e sacro. Non sempre si riesce a capire tutto questo, perché non sempre lo si conosce né in termini biblici di formazione, né in termini concreti di esperienza, a meno che non siano espressioni fuggevoli e sentimentali favorite da guide che non sanno o non vogliono parlare col linguaggio di Dio, forse anche quello un po’ più duro. P. Angelo Sardone