Cristo ascende al cielo
«Mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi» (At 1,9). Così, con uno schizzo grafico, l’evangelista Luca sintetizza il mistero dell’Ascensione di Cristo al cielo, quaranta giorni dopo la Pasqua. Segna il passaggio ed il ritorno definitivo del Messia dalla realtà terrena a quella celeste. Il tempo post-pasquale, cioè il tempo del Risorto, era servito a Cristo per evidenziare la verità della sua risurrezione, completare gli insegnamenti sul Regno di Dio e preparare gli Apostoli alla ricezione prossima del dono dello Spirito Santo, la promessa del Padre, la potenza che scende dall’alto, la forza per la testimonianza cristiana sino ai confini della terra. Una nube sottrae il suo corpo trasfigurato dalla vista degli Apostoli che Egli stesso aveva condotto fuori Gerusalemme verso Betania. Un ultimo gesto caratterizza il saluto definitivo e l’arrivederci di Gesù: la benedizione. Un altro gesto invece manifesta la risposta degli Apostoli: si prostrano in adorazione davanti a Lui. Una caratteristica singolare determina il loro rientro a Gerusalemme: la grande gioia e la lode tributata a Dio nel tempio. Lo sguardo teso verso il cielo nel distacco fisico da Gesù, misto di dolore e gioia, viene compensato dalla promessa di due uomini misteriosi, due angeli, che rassicurano gli Apostoli ed il mondo intero che questo evento è solo il momentaneo allontanamento di Cristo dal mondo creato e dalle creature, ed evoca la preparazione alla ricongiunzione definita che avverrà alla fine dei tempi. Siamo proiettati verso l’evento escatologico, sorretti nel tempo dalla fede e dalla Grazia. P. Angelo Sardone