La concordia e l’unanimità dei primi cristiani
«La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32). La prima comunità cristiana di Gerusalemme nata sulle rovine della morte di Gesù e sul suo mistero di risurrezione, presenta caratteristiche molto particolari, che l’evangelista Luca evidenzia più volte. La prima è l’unanimità, l’avere cioè un cuor solo ed un’anima sola. A questa se ne aggiungono altre di grande valore che costituiscono le basi ed il modello di ogni comunità cristiana: la condivisione e la comunanza dei beni che supera l’appartenenza personalistica della singola proprietà. Gli adepti alla fede pasquale e i nuovi seguaci del Nazareno, godono di grande favore ovunque, sostenuti dalla coraggiosa ed efficace predicazione degli Apostoli, testimoni della risurrezione. I bisogni più elementari sono condivisi ed eliminati dalla sorprendente generosità di quelli che avevano possessi materiali diversi, che vendevano, depositando il ricavato ai piedi degli Apostoli perchè ne disponessero secondo le necessità comuni e quelle particolari. Il caso di Giuseppe soprannominato Barnaba è citato a modo esemplificativo perchè si sapesse l’identità di chi operava in tal modo un nuovo modo di vivere ed essere carità per gli altri. Questi straordinari esempi non sono solamente storici e documentali, ma anche e soprattutto teologici e spirituali perché testimoniano il l’humus spirituale e comportamentale che i cristiani assumono in nome del Risorto. Essi continuano nell’oggi della Chiesa, sostenuti da una dottrina sociale che la Chiesa stessa ha elaborato nel corso dei secoli, per tutelare i bisogni e guardare al bene supremo della persona e della sua dignità di essere umano e figlio di Dio. P. Angelo Sardone