Giovedì santo
Giovedì santo, memoriale dell’Eucaristia e del Sacerdozio. Dall’abisso di un amore immenso, questi due sacramenti sono il «parto gemello del Cuore di Gesù» (S. Annibale M. Di Francia), la manifestazione più alta dell’interesse di Cristo per l’intera umanità. In questa maniera Egli ha voluto assicurare la sua presenza senza fine in mezzo agli uomini attraverso «la più grande di tutte le meraviglie, il documento mirabile del suo amore» (S. Tommaso d’Aquino), l’Eucaristia. E perché ciò potesse perpetuarsi nel tempo e nella storia, ha istituito il Sacerdozio, intimamente legato all’Eucaristia e ad essa riferito. Il memoriale di queste meraviglie operate dal Signore nel Cenacolo di Gerusalemme, si rinnova oggi in due momenti distinti e convergenti: la «Messa crismale» nella quale insieme con la benedizione degli olii, il vescovo si ritrova col suo presbiterio e rinnova l’impegno degli inviolabili vincoli sacerdotali che li uniscono a Dio ed al popolo loro affidato. In serata la «Messa della Cena del Signore» che rinnova i connotati essenziali dell’amore che passa attraverso la pedagogica umiliazione davanti agli apostoli col servizio della lavanda dei piedi ed il memoriale della Pasqua del Signore, che si rinnova perennemente nella Santa Eucaristia. È il giorno dei trionfi: l’Eucaristia donata, ricevuta in cibo, adorata nel corso della intera notte (e non il sepolcro), nel segno del pane transustanziato e la stola sacerdotale, segno dell’alto e misterioso ministero di amore e di oblazione affidato a poveri uomini trasformati ontologicamente per il servizio del popolo di Dio per tutto ciò che riguarda Dio. Noi sacerdoti siamo nati oggi. Se viene meno il sacerdozio, viene meno l’Eucaristia. Se non c’è l’Eucaristia non c’è la Chiesa. È tutta una conseguenza. Auguri a tutti i sacerdoti ed alla Chiesa che, come vera madre, ci ha generato. P. Angelo Sardone