L’acqua che sgorga dal santuario
«Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà» (Ez 47,9). Quasi in conclusione del suo libro, nella sezione denominata “La Torah” il profeta Ezechiele, condotto dallo Spirito giunge all’ingresso del tempio ed osserva il fenomeno dell’acqua. Essa scende dalla parte meridionale dell’altare. Girando attorno all’edificio scopre che il rivolo gradualmente aumenta: ciò è comprovato dal tentativo di attraversarlo prima in maniera agevole, fino all’impossibilità di farlo perché simile ad un fiume navigabile. Riversandosi nel mar Morto, risana quelle acque prive di vita e le favorisce con un gran numero di pesci che in esso vivranno. In analogia a questo, ogni essere umano vive dovunque arriva l’acqua salutare. Secondo il comune modo di intendere, le acque sono espressione della benedizione che arriva al paese dalla rinnovata abitazione di Dio in mezzo al popolo. Le stesse immagini saranno riprese da S. Giovanni nell’Apocalisse. L’acqua è segno della grazia e fonte di abbondante benedizione, il suo fluire è l’azione dello Spirito Santo, datore di vita e che fa nascere la vita e fiorire il deserto. L’acqua sgorga direttamente dalla fonte del Cuore di Cristo e si differenzia in sette rivoli che costituiscono i sacramenti, i segni sensibili ed efficaci della grazia, attraverso i quali viene elargita la vita divina. Non si insisterà mai abbastanza nell’indicare la necessità di una vita cristiana qualificata in maniera indispensabile proprio attraverso la grazia dei Sacramenti. Cristo la dispensa mediante i ministri della sua Chiesa. P. Angelo Sardone