La preghiera di abbandono
La semina del mattino
«Non c’è delusione per coloro che confidano in te. Ora ti seguiamo con tutto il cuore, ti temiamo e cerchiamo il tuo volto» (Dn 3, 40-41). Il fuoco fa sempre paura, soprattutto quando ci si trova dentro: quello materiale che consuma ed annienta, quello spirituale che brucia, riscalda e trasforma. In piena cattività babilonese, Daniele (Azaria nella lingua locale) eleva a Jahwè una bellissima preghiera di affidamento, di abbandono, di richiesta di grazia in nome dell’antica alleanza e del patto di amore che Dio ha stabilito col suo popolo attraverso Abramo. La consapevolezza di essere diventati piccoli ed indegni fa crescere la necessità di chiedere perdono e di abbandonarsi nelle sue mani con un cuore però contrito ed umiliato, unico vero sacrificio gradito a Dio. In questi termini e con questo atteggiamento non c’è più delusione e timore per chi confida, e si sviluppa la clemenza da parte di Dio che così dà gloria al suo Nome con la sua misericordia. La vita cristiana è un serio e sistematico percorso di fiducioso abbandono nelle mani di Dio, ogni giorno, ma soprattutto nell’ora della prova, quando le tribolazioni, le difficoltà, le delusioni, le malattie, le incapacità proprie ed altrui mettono al muro senza possibilità di ricominciare. È quello il momento di confidare meno in se stessi ed affidarsi di più a Dio con la totalità del cuore, della mente, della vita. Queste realtà pratiche si comprendono anche con l’ascolto di Dio, la frequentazione e lo studio attento della sua Parola. P. Angelo Sardone