Ricchezza contaminata dalla ruggine
«Voi ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce» (Gc 5,1). Anche in conclusione della sua lettera Giacomo non tradisce il suo intento pratico di insegnare, esortare e mettere in guardia da comportamenti che non si addicono allo stato di vita cristiana. Già il profeta Davide ne aveva parlato: «Confidano nella loro forza, si vantano della loro grande ricchezza» (Sal 49,7). La società di allora come quella di oggi e di sempre, era formata anche dai ricchi. Proprio a loro, senza mezzi termini Giacomo rivolge una secca e vigorosa esortazione evidenziando il senso peggiorativo della loro identità e dei loro comportamenti. Dinanzi ai loro occhi prospetta la conclusione della vita con l’ultimo giorno, il giorno del Signore dinanzi al quale la loro posizione è negativa. La loro ricchezza, identificata nell’oro e nell’argento, è contaminata dalla ruggine, è destinata a divorare anche le carni e non giungerà fino a quel momento. Tutte le ricchezze accumulate anche a discapito del salario dei lavoratori le cui proteste di maltrattamento economico gridano verso Dio ed esigono giustizia. Queste espressioni sono di sorprendente attualità e si inquadrano nella vita e nella società di ogni tempo. Gli insegnamenti che vengono invece dalla prima comunità di Gerusalemme sono molto chiari ed esemplari: la comunione di beni tra i ricchi ed i poveri si risolve nella condivisione e nella corresponsabilità. Un monito interessante vale anche per oggi: «alla ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore» (Sal 62,11). P. Angelo Sardone