Come Dio vuole
«Non sapete quale sarà domani la vostra vita!» (Gc 4,13). È davvero impressionante il senso di praticità riportato nella Lettera di Giacomo. Gli alti concetti teologici si integrano nella vita di ogni giorno e nelle abituali azioni da parte dei credenti, legate alla dinamica esistenziale. Il caso del trasferimento in una città, del tempo da trascorrere in essa, degli affari e guadagni da realizzare, si scontra con l’incertezza della durata della vita e della sua imprevedibilità. In questa ipotesi il paragone di confronto è il vapore acqueo che appare in un istante e poi scompare! La logica cristiana di fiducia ed abbandono alla volontà di Dio esige invece che si dica «Se il Signore vorrà, vivremo e faremo questo o quello». Il resto è iniqua arroganza. La dinamica della vita, soprattutto oggi, è dominata dalla programmazione, come se tutto dipendesse dall’uomo in termini di durata e di realizzazione di progetti, senza tener conto della assoluta precarietà e del fatto che la vita è nelle mani di Dio. E ciò vale ancor di più per coloro che vivono come se Dio non ci fosse, con una arrogante convinzione di avere tutto sotto controllo, di conoscere ciò che è giusto o meno e di non tenerne conto. Il “peccato di omissione” si applica a chi vive la sua vita, fa e sfa, come se tutto dipendesse da lui e non si rende conto che invece tutto è nelle mani di Dio. Vanno considerati il volere di Dio e la sua Provvidenza senza limiti quando tutto ciò che l’uomo fa, lo sottopone agli imperscrutabili voleri divini. In ogni cosa è opportuno quindi premettere «Se Dio vuole!», o come diceva una mia cara anziana amica, «Come vuole Dio!», sottomettendosi davvero alla sua divina volontà. P. Angelo Sardone