La vera saggezza
«Chi tra voi è saggio e intelligente? Con la buona condotta mostri che le sue opere sono ispirate a mitezza e sapienza» (Gc 3,13). Il principio dettato dalla natura che attraverso i frutti si valuta la bontà di un albero, si applica anche agli uomini. La verità e la genuinità delle persone, i cristiani, soprattutto quelli che sono ritenuti saggi ed intelligenti, sapienti e maestri nella fede, si valutano dalla loro condotta. Da essa infatti traspare una operosità ispirata alla mitezza ed alla sapienza. Spesso proprio nei contesti ecclesiali dove facilmente chi guida e comanda può dare prova di riconosciuta saggezza, fa acqua proprio questo elemento che si fonda su una verità di essere ed una di agire. Non sono certo le belle parole, a volte anche melliflue, che accarezzano le orecchie pudiche di tanti cristiani che amano la leggerezza e la superficialità, a convincere e determinare le altrui scelte di vita. Le parole dolci ed accattivanti, anche da parte di consacrati, condite da gesti ed atteggiamenti fuori posto, sono spesso frutto di scarsa sensibilità pastorale ed ancor più di scadente attenzione di cura reale della salvezza delle anime. A volte sono forme egoistiche di tornaconto narcisistico che alimentano il fascino estetico e lauti favoritismi. Ne è prova il fatto che attività ed insegnamenti protratti per anni non fanno approdare a nulla di stabile e continuativo, ma a semplici e passeggere emozioni sentimentali. La vera saggezza si misura dall’opera concreta che, soprattutto per un sacerdote, consiste nella ricerca del vero bene delle anime, nella loro introduzione al cammino di santificazione e nella paziente e costante loro sequela. P. Angelo Sardone