Timoteo e Tito, seguaci fedeli ed instancabili di S. Paolo

«La parola che hai pronunciato sul tuo servo e sulla sua casa confermala per sempre e fa’ come hai detto» (2Sam 7,259. Arso di zelo verso il Signore e non volendo che la presenza di Dio attraverso l’Arca avesse una dimora impari al suo palazzo reale, Davide comunica al profeta Natan la sua intenzione di costruire una casa apposita per Dio. Il profeta appoggia l’idea, ma è Jahwé stesso a fargli comunicare solennemente che sarà Lui stesso a fare a Davide una casa, intesa come stabilità in un luogo, manifestazione della sua protezione, della sua paternità, la dinastia attraverso la quale verrà il Messia. Si tratta di una delle più grandi ed importanti profezie messianiche che attestano la discendenza davidica dalla quale nascerà Gesù. Attraverso il profeta Dio dispiega agli occhi del re, in risposta al suo desiderio di dare stabilità all’Arca dell’Alleanza, il suo volere di dare stabilità al suo regno che troverà in Gesù Cristo l’espressione massima. Dinanzi a questa manifestazione Davide non può fare altro che gioire e la sua gioia diviene una intensa preghiera. Partendo dalla presa di coscienza della sua identità e facendo memoria del suo passato, della scelta di Dio e di tutte le azioni che Egli ha compiuto, il santo Re chiede a Dio di dare conferma a quanto ha detto e fatto, per sempre. È un bellissimo prototipo di preghiera al quale potersi rifare quando ci si incontra con Dio e da Lui si ricevono istruzioni precise sul da farsi. Il desiderio dell’uomo si compie così nel confronto col desiderio di Dio che deve necessariamente avere il sopravvento per il bene stesso dell’uomo. P. Angelo Sardine

La conversione di S. Paolo

«Il Signore mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perséguiti» (At 22,8). S. Luca, l’autore degli Atti degli Apostoli, per ben tre volte riporta nel suo libro la narrazione della conversione di S. Paolo, in tre diversi contesti ed a complemento graduale della comprensione da parte del lettore. In alcune sue lettere Paolo stesso parla dell’apparizione di Cristo. Il fatto è importante: Dio prepara e designa con essa lo strumento della Chiesa per la predicazione ai pagani. L’iniziativa è di Dio, di quel Gesù che egli perseguita fieramente nei cristiani. Dotato delle debite autorizzazioni del Sinedrio che lo rendono efficace ed autorevole anche fuori della Palestina, Saulo minaccioso di stragi, si dirige verso Damasco, capitale della Siria, una delle città più famose dell’oriente antico dove c’era una colonia ebrea in fermento per le conversioni alla nuova fede di Gesù Cristo. Lungo la strada, 250 km circa, quasi nei pressi di Damasco, una luce sfolgorante lo getta a terra ed una voce misteriosa gli chiede ragione della persecuzione. La folgorazione lo rende incapace di vedere. Alla domanda di chi fosse a parlargli, Gesù rivela la sua identità nascosta peraltro in quella dei cristiani vittime delle sue persecuzioni. Condotto a Damasco da Anania, un pio giudeo convertito, sarà da lui liberato dalla cecità degli occhi con la caduta delle scaglie e da quella del cuore con il battesimo. L’entusiasmo della verità e della coerenza nella dottrina appresa, talora rende chi se ne fa paladino, audace ed ardito, fino a lottare contro Dio che nasconde la sua identità nei semplici ed in chi subisce la tracotante persecuzione. Ieri, come oggi. P. Angelo Sardone

Il santo della mitezza

«Il Signore ti ha detto: “Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’Israele”» (2Sam 5,1). Le tribù d’Israele e tutti gli anziani riuniti ad Ebron per consacrarlo Re, ricordarono con questi termini a Davide quanto il Signore stesso gli aveva detto. Davide aveva trent’anni quando fu unto re. Da allora andò sempre più crescendo in potenza, grazia e gloria. Alla stessa maniera quasi trentenne e già avviato alla carriera di avvocato, il santo dottore della Chiesa S. Francesco di Sales (1567-1622) fu ordinato sacerdote e si dedicò al ministero della predicazione e della comunicazione. In un tempo di gravi difficoltà per la fede minata dall’eresia del calvinismo preponderante in Svizzera, spese tutte le sue energie nelle attività pastorali, teologiche e formative divenendo guida spirituale per molteplici generazioni. La novità dei metodi da lui inseriti nella predicazione e nel confronto soprattutto con i protestanti, lo rendono attuale, ecumenico. All’ardente predicazione univa anche la distribuzione dei «manifesti», fogli sintetici di catechesi che faceva affiggere sulle case perché tutti potessero usufruirne. Il suo carattere amabile e mite sortì effetti positivi riuscendo a cogliere molte più adesioni e consensi spirituali «con due gocce di miele che con un intero barile di aceto», come amava ripetere. Il suo umanesimo è fondato su un eminente dato cristologico. Insieme con santa Giovanna De Chantal, fondò l’Ordine delle Visitandine invitando le giovani a consacrarsi a Dio, l’unico capace di dare senso alla vera e piena umanità. È ritenuto Padre della moderna spiritualità: a lui si ispirò S. Giovanni Bosco dando inizio alle sue congregazioni dette “salesiane”. È patrono dei giornalisti ed anche dei sordomuti. P. Angelo Sardone

Il dolore per la vera amicizia

«Tu mi eri molto caro; la tua amicizia era per me preziosa, più che amore di donna» (2Sam 1,26). L’ennesima battaglia di Saul contro i Filistei fu la sua fine. La vittoria schiacciante che essi conseguirono ebbe il bottino più consistente, la morte di Gionata e dello stesso re, quest’ultimo per mano di un Amalecita. Il secondo libro di Samuele si raccorda con questa fine riportando poi la consacrazione di Davide a re di Israele. Appresa la notizia della morte del padre e del figlio, Davide di ritorno dalla strage degli Amaleciti ebbe un moto profondo di dolore e proclamò un’elegia su Saul e Gionata, amabili e gentili non divisi neppure dalla morte, una poesia di suprema bellezza, dai forti toni e dai più vivi sentimenti di affetto. Cantando le loro gesta ed i loro meriti, egli definisce Saul il vanto di Israele e Gionata “prezioso suo amico”. Gionata aveva stretto un patto di amicizia con Davide perchè aveva capito che lui aveva lo spirito di Dio. Anche Davide si era impegnato a proteggere lui e la sua casa. Si tratta di un profondo e reciproco sentimento di affetto. Spesso la Sacra Scrittura soprattutto nelle parti didattico-sapienziali inneggia al grande valore dell’amicizia. In questo caso l’esempio pratico è uno straordinario modello di condivisione, superiore all’amore per una donna, la celebrazione di un alto profilo di amicizia, che rivela alla morte «una grande pena». La società odierna spesso alimenta amicizie e rapporti superficiali, interessati ed egoistici di amici che sono disposti a stare accanto non fino all’ultima ora, ma “fino all’ultima lira” (Carlo Veneziani). L’insegnamento e l’esempio di Gesù confermano i termini ed i valori della vera amicizia che diventa vero amore fino a dare la propria vita per l’altro. P. Angelo Sardone

Sant’Agnese

«Mi guardi il Signore dal fare simile cosa al mio signore, al consacrato del Signore, dallo stendere la mano su di lui» (1Sam 24,7). Le cose nella vita si capovolgono, quando il Signore manifesta espressamente la sua volontà, mettendo nelle mani di chi è perseguitato, la possibilità di rifarsi e vendicarsi adeguatamente del sopruso ricevuto. È quanto accade a Davide, ricercato con odio da Saul e da tremila soldati, ma accorto e scaltramente superiore allo stesso re, messo invece dal Signore nelle sue mani. Ha tutta la possibilità di ucciderlo, sorprendendolo in una caverna mentre dorme, ma il timore del Signore e la retta coscienza glielo impediscono perché, pur trattandosi di un infame, rimane sempre il re di Israele, consacrato del Signore. Ciò, purtroppo non è avvenuto per una inerme fanciulla di appena 12 anni, sant’Agnese martire romana del IV secolo, uccisa a causa della fede e del suo proposito di verginità. Il suo nome evoca nella lingua greca «la purezza e la castità», ed è il femminile latino di «agnus», agnello. Questo è il titolo che la Scrittura vetero e neo-testamentaria attribuisce a Gesù. La tradizione antica e la storia della sua passione la descrivono ragazza forte e schietta nella difesa dei suoi valori, compresa la coscienza di appartenere al Signore, nel difendere in doppio martirio, la purezza del suo corpo e la fede della sua religione. C’è una grande necessitò oggi di evangelizzare questi valori in una società permissiva dove tutto va bene, dove ciascuno è padrone del suo corpo, dove i valori della serietà, della castità anche matrimoniale sono fortemente osteggiati, e derisi coloro che invece anche a costo di sacrifici e morte, li difendono. P. Angelo Sardone