Davide e l’Arca dell’Alleanza
«La parola che hai pronunciato sul tuo servo e sulla sua casa confermala per sempre e fa’ come hai detto» (2Sam 7,25). Arso di zelo per il Signore e non volendo che di Dio presente nell’Arca avesse una dimora impari al suo palazzo reale, Davide annunzia al profeta Natan la sua intenzione di costruire una casa apposita per Dio invece della tenda. Il profeta appoggia l’idea, ma è Jahwé stesso a fargli comunicare solennemente che sarà Lui stesso a fare a Davide una casa, intesa come stabilità in un luogo, manifestazione della sua protezione, della sua paternità, la dinastia attraverso la quale verrà il Messia. Si tratta di una delle più grandi ed importanti profezie messianiche che attestano la discendenza davidica dalla quale nascerà Gesù. Attraverso il profeta, Dio dispiega agli occhi del re, in risposta al suo desiderio di dare stabilità all’Arca dell’Alleanza, il suo volere di dare stabilità al suo regno che troverà in Gesù Cristo l’espressione massima. Dinanzi a questa manifestazione Davide non può fare altro che gioire e la sua gioia diviene una intensa preghiera. Partendo dalla presa di coscienza della sua identità e facendo memoria del suo passato, della scelta di Dio e di tutte le azioni che Egli ha compiuto, il santo Re chiede a Dio di dare conferma a quanto ha detto e fatto, per sempre. È un bellissimo prototipo di preghiera al quale potersi ispirare quando ci si incontra con Dio e da Lui si ricevono istruzioni precise sul da farsi. Il desiderio dell’uomo si compie così nel confronto col desiderio di Dio che ha necessariamente il sopravvento per il bene stesso dell’uomo. P. Angelo Sardone