Lo Sposo e la sposa
«Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te» (Is 62,5). Il rapporto di Dio con Israele è stato sempre presentato e raccontato come un rapporto nuziale: il Signore da una parte, lo sposo, il popolo dall’altra, la sposa. Frequentemente, soprattutto attraverso i profeti, l’immagine della nuzialità è servita per dimostrare l’amore fedele e continuato di Dio a fronte di quello vacillante, dubbioso e infedele del popolo. I termini adoperati, propri di un rapporto coniugale, toccano il vertice dell’affabilità e della tenerezza, ma anche quelli seri e riprovevoli per la prostituzione ed infatuazione per altri amanti. La gloria e la grandezza di Israele e di Gerusalemme sua capitale, sta nel divenire sposa di Jahwé. Le manifestazioni sono molteplici ed espressi nei tanti modi con i quali lo sposo cerca, sostiene, nobilita e cinge la sua sposa. Una caratteristica fondamentale è quella della gioia, eco di situazioni ed espressioni tipiche del profeta Osea, del Cantico dei Cantici, delle diverse indicazioni dei testi sapienziali. L’infedeltà del popolo che va dietro i culti stranieri, che facilmente si stanca dei precetti di amore consegnati dal suo Dio, mette sempre in discussione una precisa e puntuale risposta di amore. Dio continua a manifestare amore compassionevole, «l’hesed» di Osea, quando non abbandona il suo popolo, va alla sua ricerca, lo redime. L’amore più grande lo manifesta con l’incarnazione del suo Figlio e la redenzione operata per amore, per riscattare e redimere il suo popolo manifestando la sua eterna fedeltà. Ciò continua ancora oggi nei confronti della Chiesa, sposa di Cristo. P. Angelo Sardone