Tommaso Becket vittima della verità
«Chi dice: “lo conosco” e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità» (1Gv 2,4). L’osservanza dei comandamenti di Dio è la via maestra per la salvezza. Nella primitiva catechesi giovannea, sottolineata particolarmente nella sua Prima Lettera ai Cristiani, questo concetto viene illuminato e raccomandato come indispensabile per conoscere la via della purificazione dell’amore del Signore. I primi due capitoli sottolineano l’esigenza di camminare nella luce, evidenziando il contrasto tra tenebre e luce, verità e menzogna, peccato e grazia. La vera conoscenza di Dio si specchia nella retta osservanza della sua legge, da quella naturale stampata nel cuore di ogni individuo che vede la luce della vita, a quella positiva racchiusa nei dieci Comandamenti. Diviene inganno diabolico l’affermazione di conoscere Dio quando ciò non è suffragato dalla conseguente osservanza di quanto Dio raccomanda. La strenua difesa della verità fa divenire scomodi agli occhi dei superbi e fa dichiarare “intriganti” coloro che invece vogliono salvaguardare la verità sottraendola alle opportuniste menzogne di sovrani senza scrupoli. La storia è piena di simili esperienze. Tommaso Becket, vescovo di Canterbury, (1117-1170) reo di aver difeso i diritti della Chiesa in Inghilterra, si inimicò il sovrano e fu costretto all’esilio per anni. Rientrato in patria sconfessò i vescovi compiacenti al volere perverso del re e meritò la palma del martirio, ucciso dai sicari in cattedrale, cinto dei sacri paramenti senza opporre resistenza. I bugiardi rimangono tali. Chi propugna la verità testimonia il vero fino all’eroismo del martirio. P. Angelo Sardone