Il profondo silenzio
«Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, la tua parola onnipotente dal cielo, si lanciò portando il tuo decreto irrevocabile» (Sap 18,14). La lettura sapienziale della storia del rapporto di Dio con l’umanità tocca un vertice straordinario in un passaggio che la Chiesa riporta nella Liturgia in preparazione al Natale. Leggendo l’opera di Dio nella storia, a cominciare da Adamo e Mosé, passando attraverso l’Esodo, l’estensore del libro della Sapienza, considera alcuni elementi, sette in tutto, che i biblisti definiscono “contrappasso”, dal miracolo dell’acqua fino al Mar Rosso, passando attraverso le piaghe diverse delle rane, le cavallette ed il serpente di bronzo, la grandine e la manna, le tenebre e la colonna di fuoco, la notte tragica e finalmente la liberazione dalla schiavitù. L’opera della Parola di Dio è la fine dei primogeniti d’Egitto, definita dai profeti esecuzione dei giudizi di Dio, uno sterminio dovuto ad un ordine inesorabile di sapore apocalittico. Contrariamente all’uso che la liturgia ne ha fatto, il testo non prefigura l’incarnazione del Verbo, ma il terribile annunzio della sua seconda venuta. Il silenzio della notte evoca la situazione particolare del peccato che fa immergere nel buio e nell’assenza di voci e di suoni. Il Signore giunge per infrangere il silenzio con la voce tuonante del giudizio che si esprime in termini positivi per chi è degno di salvezza, ed in termini negativi per chi invece, proprio per il peccato e nel peccato, ha meritato la sua condanna. P. Angelo Sardone