L’unico debito
«Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge» (Rm 13,8). Il cristiano si distingue per la pratica dell’amore che nasce direttamente da Dio e qualifica la sua vita e le sue azioni. Il comportamento verso gli altri necessita di questo elemento che è il culmine e la sintesi della Legge, di entrambi i Testamenti. L’amore verso gli altri, nella mentalità di Paolo e nella prassi di vita cristiana, è come un debito da pagare a tutti. Da questo dipende poi la vera realizzazione e l’autentica felicità. La legge antica rinnovata e reinterpretata dallo Spirito Santo diventa la legge nuova e si realizza nella sua pienezza. Le prescrizioni contenute nei comandamenti, eco di quanto Gesù stesso aveva insegnato, si risolvono in forma completa nell’amore verso il prossimo. L’amore non fa male, non vuole il male, è il perfetto contrario del male. Nella relazione di amore verso il prossimo viene superata la nozione giuridica del debito che impone al debitore di assolvere una prestazione a favore del creditore nell’ambito del dovere e non della libera volontà di fare. Il vero amore che viene da Dio, lo ha ribadito Gesù Cristo stesso, deve diventare vicendevole e raggiungere la qualità del dono supremo: dare la vita per la persona che si ama. Le norme della vita cristiana esprimono così la natura stessa dell’amore: oblazione, servizio, debito di gratitudine. La catechesi in merito non è mai troppa perché è sempre in agguato il contrario dell’amore: l’egoismo e la ricerca del proprio interesse. P. Angelo Sardone