Il peccato passa attraverso il corpo
«Il peccato non regni più nel vostro corpo mortale, così da sottomettervi ai suoi desideri» (Rm 6,12). Il luogo dove si annida e si esprime il peccato è il corpo mortale, mente, cuore e carne, sentimenti ed azioni da esso provenienti. Il peccato è derivante dall’ingiustizia e la provoca: le membra se offerte al peccato sono strumenti di ingiustizia, ma se sono offerte a Dio sono strumenti di giustizia. Ciò è determinato dalla grazia e così il peccato non potrà dominare. La schiavitù dal peccato o dalla grazia, dipende dalla libera scelta dell’uomo e dalle sue convinzioni più o meno motivate. S. Paolo affronta diffusamente nei suoi scritti la problematica del corpo, della carne e dei rispettivi desideri, chiarendo le debite distinzioni e i traguardi verso i quali essi portano in contrapposizione allo Spirito. Per la risurrezione di Gesù il cristiano non appartiene più al peccato, alla legge ed alla morte, ma vive nella e dalla Grazia che da Lui proviene. Il Battesimo fa morire l’uomo vecchio e dà vita all’uomo nuovo. Dio ha donato il suo Figlio per portare al mondo la salvezza e non permette che alcuno dei suoi figli si perda. Questa è la speranza e la certezza di vita dei rinati in Cristo che porta come conseguenza la lotta al lassismo in tutte le sue espressioni, in forza dell’amore di Dio e della testimonianza da offrire. Corpo ed anima sono votate alla giustizia ed alla grazia e non al contrario, fino a diventare schiavi della grazia e dell’amore. Verità di così alta densità teologica devono diventare oggetto di riflessione continua, con l’aiuto di persone competenti che stemperino l’eventuale difficoltà di comprensione ed aiutino ad immergersi nella luce che su di esse viene da Dio. P. Angelo Sardone