Santa Teresa la Grande
«A chi lavora, il salario non viene calcolato come dono, ma come debito» (Rm 4,4). Gli antichi romani avevano coniato il termine salario, derivazione di “sale”, intendendolo come “razione di sale” o indennità concessa a funzionari statali per poter acquistare il sale o altri generi alimentari. Col tempo è diventata la rimunerazione dovuta al lavoratore per il lavoro prestato onde assicurargli una vita dignitosa. Anche sul versante spirituale e religioso come rilevato da S. Paolo, il Signore lo riserva non come dono, ma addirittura come “debito”, tanto è grande la considerazione che Egli ha della nobiltà del lavoro e della giusta ricompensa a chi lo presta con onestà e dedizione. Un salario davvero abbondante il Signore ha riservato alla santa di cui oggi si celebra la memoria, una delle mistiche più note e più grandi, S. Teresa d’Avila (1515–1582), dottore della Chiesa, donna di uno straordinario percorso interiore, riformatrice insieme con S. Giovanni della Croce dell’Ordine del Carmelo. Riportò la sua profonda esperienza mistica in diverse opere dottrinali tra le quali spicca “Il castello interiore”, un vero e proprio itinerario di elevazione dell’anima alla ricerca di Dio attraverso sette passaggi. Fu anima profondamente contemplativa e fortemente attiva, fondendo i due elementi nell’attuazione del disegno di Dio in un’altalena di desideri, resistenze alla grazia, conversione, delusioni, responsabilità organizzativa e realizzazione della perfezione nell’intimità con Dio. La sua testimonianza ancora oggi fa breccia nel cuore di uomini e donne che seguendo la spiritualità del Carmelo, guardando a Maria, realizzano una santità che è il compenso di Dio a tanto impegno e dedizione alla causa del Vangelo. Auguri a tutte coloro che ne portano il nome, perché ne seguano le orme. P. Angelo Sardone