Rut e S. Bernardo, una singolare testimonianza di amore
«Dove andrai tu andrò anch’io; il tuo Dio sarà il mio Dio» (Rt 1,16). Il libro di Rut, uno dei più piccoli della Bibbia di appena 4 capitoli, fa parte della sezione ebraica degli “agiografi”. Era letto generalmente nella festa di Pentecoste. Narra la storia di Rut, una moabita, il cui nome significa “amica”. Alla morte del marito nativo di Betlemme, mentre sua cognata Orpa anch’essa vedova, assecondando l’insistenza di Noemi, la suocera comune, si accomiatò da loro e tornò nel suo paese, Rut decise di tornare con Noemi in Giudea. Le sue espressioni tenere e delicate evidenziano un amore grande ed un rispetto lodevole nei confronti della suocera il cui bene ritiene superiore a qualsiasi altro egoistico e ad una diversa sua realizzazione. Si trasferisce a Betlemme e, secondo la legge del levirato, sposa Booz, parente del marito. Da questa unione nasce Obed, futuro nonno di Davide. È un bellissimo testo che sottolinea il valore della Provvidenza di Dio e la sua misericordia anche su una persona straniera. Non è facile nella storia di sempre trovare esperienze simili corredate di affetto, di attenzione e cura di una nuora verso la suocera. Ciò sarà provvidenziale perché così Rut rientrerà nel piano genealogico che porta a Gesù. Oggi si celebra la memoria di S. Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), uno dei più grandi abati di tutti i tempi, dotto e santo, insigne cantore della Madonna, formatore di intere generazioni di Santi. Congiunse la quiete monastica con l’impegno pastorale nella soluzione dei problemi politico-religiosi del suo tempo. Il suo motto «Amo perché amo, amo per amare» lo accomuna a Rut in una esemplare testimonianza d’amore. P. Angelo Sardone