Il santo patrono dei parroci
«Dobbiamo salire e conquistarla, perché certo vi riusciremo» (Nm 13,30). Era questa la convinzione ferma di Caleb, uno dei dodici esploratori della Terra Promessa, inviati da Mosè a verificare la situazione della terra di Canaan che Dio stava per dare al popolo d’Israele. Il rapporto degli esploratori tornati dopo quaranta giorni di perlustrazione, era stato positivo: latte, miele, frutti abbondanti e consistenti come un grappolo d’uva portato a spalla da due persone, convincevano sulla bontà della terra e l’opportunità di conquistarla. A questa ricchezza di prospettiva faceva riscontro la naturale titubanza del popolo che aveva sentito dire anche che gli abitanti erano potenti, le città fortificate, ed aveva fatto rimostranze contro Mosè perché tutto sembrava un azzardo. La voce rassicurante di Caleb, il cui nome significa tra l’altro ”fedele”, diviene imponente quando esorta a salire verso Canaan e conquistarla con la certezza di poterlo fare. Molte volte nelle nostre comunità ci sono troppi disfattisti ed inconcludenti paurosi di qualunque novità che non solo non fanno ma impediscono anche agli altri di fare. La novità fa paura perché scomoda dal “si è sempre fatto così!” E questo vale ovunque. L’impegno di osare alla ricerca ed alla conquista di una “nuova terra” diventa sempre più arduo e talora viene sistematicamente impedito da una paura che maschera e tradisce il comodismo acquisito nella propria situazione di vita, anche spirituale. Ci vogliono senz’altro Caled vigorosi e coraggiosi che spingano a guardare e ad andare avanti. Uno di questi è S. Giovanni Maria Vianney (1786-1859), il santo curato d’Ars patrono dei parroci, la cui memoria celebriamo oggi. P. Angelo Sardone