Sara ed Agar, Isacco e Ismaele
«Attraverso Isacco da te prenderà nome una stirpe» (Gen 21,12). Fedele alla sua promessa Dio concesse a Sara ed Abramo il figlio tanto desiderato al quale fu imposto il nome di Isacco e praticata la circoncisione. Il nome che significa “Egli ride” è messo in relazione col riso di Abramo e di Sara, meravigliati e sorpresi che alla loro veneranda età avrebbero concepito e generato un figlio. Abramo aveva già avuto Ismaele da Agar la schiava di sua moglie e questo bimbo era diventato oggetto di rimostranza da parte di Sara soprattutto quando aveva visto che i due bimbi giocavano insieme, temendo che Ismaele diventasse erede della promessa. Interviene lo stesso Signore che chiede ad Abramo di prendere in considerazione quanto detto da Sara e cioè l’allontanamento di Agar con suo figlio. Il motivo sottolineato dal testo sacro è perché proprio da Isacco prenderà nome una stirpe perché è lui il figlio della promessa. Anche se la cosa dispiacque molto ad Abramo pure dové adeguarsi al volere di Dio. Agar ed Ismaele, provvisti di pane ed acqua, lasciarono l’accampamento del patriarca, si smarrirono nel deserto di Bersabea, dove stavano per trovare la morte. Intervenne nuovamente il Signore che li salvò assicurando la mamma schiava che avrebbe fatto di Ismaele una grande nazione. Il bimbo crebbe, divenne un abile tiratore d’arco e sposò una donna egiziana. Isacco rimane allora dopo Abramo il capostipite di una stirpe che porta a Gesù di Nazaret. La considerazione di questa storia apre alle prospettive salvifiche di Dio che sempre provvede all’uomo in ogni tempo ed in ogni particolare situazione. P. Angelo Sardone