«Dà all’Altissimo secondo il dono da lui ricevuto» (Sir 35,9).
Questa massima è contenuta nel libro del Siracide, detto anticamente Ecclesiastico perché in uso nella Chiesa. Risale al 180-190 a.C. e si compone di 51 capitoli e prende il nome da Gesù figlio di Sira. Affronta temi disparati come piccoli quadri che raggruppano sentenze e brevi massime. Dio è grande nell’amore e nel riversare sui suoi figli molteplici doni di natura e di grazia. Noi li chiamiamo talenti. Essi giovano alla piena realizzazione dell’uomo e permettono di servire Dio ed il mondo mettendo a frutto capacità ed ingegno collaboranti nel perfetto adempimento della volontà di Dio sull’uomo e sulla natura. I doni di grazia provengono dai Sacramenti ed alimentano la vita di Dio in noi attraverso la Grazia santificante che manifesta la presenza di Dio in noi e procurano il vero bene. I doni di natura elargiti misteriosamente da Dio secondo il suo piano di salvezza su ciascuno, nobilitano l’uomo e lo responsabilizzano nell’esercizio di un ministero che dà significato e valore alla sua vita ed alle sue opere. I doni devono essere messi a disposizione, trafficati, non possono essere conservati o messi a deposito. In un certo senso vanno ridati a Dio dopo essere passati attraverso il loro esercizio e la loro funzione. La lezione evangelica è forte ed esaustiva per far comprendere che quanto non viene esercitato e fatto fruttificare, viene tolto e dato a chi è più meritevole. Occorre dare a Dio ciò che è suo: il tempo, la gloria, il servizio, la lode. Sono tutte realtà che si sperimentano e che devono essere sempre presenti nell’offerta giornaliera. Dio ricompensa abbondantemente con fiumi di grazia e di benessere anche materiale. P. Angelo Sardone.