Il vangelo proclamato e ricevuto
305. «Vi proclamo il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto» (1Cor 15,1). L’impegno primordiale degli Apostoli, i dodici ed anche Paolo di Tarso, è l’annunzio del Vangelo secondo l’esplicito comando di Gesù. Fedeli a questo mandato essi si sparsero qua e là secondo una metodologia loro suggerita dallo Spirito. Dal libro della Chiesa, gli Atti degli Apostoli e dalle lettere di Paolo, si conoscono i particolari di questa evangelizzazione che, secondo un preciso intento di S. Luca, si caratterizza particolarmente con l’impegno kerigmatico dell’Apostolo delle genti. Il suo rigore teologico e storico è documentato nelle sue lettere, veri e propri condensati di teologia per tutti i tempi. Il Vangelo proclamato esige da parte di chi lo riceve, saldezza intellettiva e pratica. Da esso deriva infatti la salvezza nella misura in cui si rimane saldi e fedeli a quanto ricevuto. Ciò rende proficua la predicazione. La fedeltà degli apostoli si commisura con la stessa fedeltà nell’accoglienza del Vangelo da parte dei recettori diversi, oggetto di attenzione e cura particolare. Per non rischiare di credere invano è necessaria la fedeltà a quanto ricevuto. Occorre mantenere saldo ed intatto il dato rivelato, sempre soggetto allo studio ed all’approfondimento garantito dal Magistero della Chiesa e da una retta teologia, strumento insostituibile per la crescita nella fede. È stato sempre aperto l’accesso allo studio delle scienze religiose. Oggi tante persone ne usufruiscono con frutto per sé e per gli altri. P. Angelo Sardone.